Viviamo in un tempo in cui si parla di salute ogni giorno, ma si dimentica troppo spesso la mente. Eppure, senza salute mentale non esiste salute.
Domani, 10 ottobre, si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per ricordarci che il benessere psicologico non è un lusso, ma una necessità biologica e civile.
La Costituzione italiana, all’articolo 32, riconosce la salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”. Un principio che comprende pienamente anche la dimensione mentale, emotiva e relazionale dell’essere umano. Lo stesso valore è sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (articolo 35) e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, che riconoscono la salute mentale come parte integrante della dignità umana.
Eppure, nella realtà italiana, questo diritto resta spesso disatteso.
Le liste d’attesa sono interminabili, i centri di salute mentale sotto organico, i percorsi di psicoterapia pubblica quasi inesistenti. Migliaia di persone convivono con ansia, depressione o altre forme di disagio senza poter accedere a un sostegno adeguato, semplicemente perché non possono permettersi un percorso privato.
Non si tratta solo di una carenza sanitaria: è una violazione costituzionale.
Negare il diritto alla cura mentale significa negare la possibilità di una vita piena, libera e dignitosa. Lo Stato ha un obbligo giuridico, oltre che morale, di garantire un sistema di assistenza psicologica accessibile, gratuito o a basso costo, diffuso sul territorio e capace di rispondere ai bisogni delle persone, non solo alle emergenze.
Serve un Piano Nazionale per la Salute Mentale che renda strutturale ciò che oggi è episodico.
Un piano che introduca la figura dello psicologo di base nei distretti sanitari, promuova sportelli di ascolto gratuiti nelle scuole e nei luoghi di lavoro, e integri la prevenzione psicologica nelle politiche sociali e sanitarie. Non bastano le parole di solidarietà o le campagne una volta l’anno: servono scelte politiche, risorse economiche e una visione culturale nuova, che rimetta al centro la persona nella sua interezza.
La salute mentale è anche una questione di libertà.
Solo chi vive in equilibrio con sé stesso può partecipare pienamente alla vita sociale, lavorativa e civile.
Tutelare la mente dei cittadini significa, in fondo, tutelare la democrazia, perché una società che ignora la sofferenza interiore finisce per perdere la propria umanità.
Domani non celebriamo solo una ricorrenza nel calendario.
Celebriamo un principio di civiltà: quello secondo cui ogni mente merita ascolto, rispetto e cura.
Difendere la salute mentale non è solo un atto medico: è un atto politico, giuridico e umano.
Perché uno Stato che non si prende cura della mente dei suoi cittadini smette, nel silenzio, di prendersi cura della propria coscienza.




