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Quando la sessualità manca: implicazioni giuridiche

La sessualità è spesso percepita come una questione privata, ma all’interno della coppia rappresenta un pilastro del benessere psicologico e relazionale. Quando viene a mancare, specie se in modo unilaterale e prolungato, può causare fratture profonde nella relazione, generare sofferenza emotiva e, talvolta, tradursi in responsabilità legali.
Secondo l’articolo 143 del Codice Civile, il matrimonio richiede ai coniugi un impegno reciproco di assistenza morale e materiale, coabitazione e fedeltà. La giurisprudenza ha da tempo riconosciuto che questi doveri includono anche la sessualità, come espressione della “comunione di vita”. Se uno dei partner rifiuta i rapporti senza una giustificazione valida – come una patologia accertata, un disturbo psichico documentato o un’intesa consensuale – può configurarsi una violazione grave dei doveri coniugali, aprendo la strada alla separazione con addebito.
Il 13 maggio 2025, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10021/2025, ha precisato che anche un solo episodio di violenza domestica è sufficiente a determinare la responsabilità nella rottura del rapporto, soprattutto se accompagnato dalla negazione della vita sessuale o da comportamenti denigratori. Tuttavia, se l’assenza di rapporti risponde a esigenze di salute, psicologiche o patologiche, debitamente certificate, non configura una condotta colpevole. In tali casi, la valutazione richiede il supporto di consulenze mediche, psicologiche e legali.
Sul piano europeo, la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha ribadito che forzare la sessualità nel matrimonio può violare l’articolo 8 della Convenzione, che tutela il diritto alla vita privata e familiare. Il consenso resta sempre un requisito fondamentale e non può mai presumersi solo in virtù del vincolo coniugale.
Quanto alle convivenze more uxorio, pur non essendo soggette agli stessi obblighi del matrimonio, un rifiuto ingiustificato e persistente della sessualità può comunque generare danni emotivi significativi. In circostanze particolarmente gravi, si è cominciato a ipotizzare una responsabilità civile per lesione della dignità personale, anche se l’orientamento giurisprudenziale su questo punto è ancora in fase evolutiva.
In conclusione, la sessualità negata nella coppia non è più solo un fatto privato: si colloca all’incrocio fra salute, relazioni interpersonali e diritto. Quando il silenzio del corpo diventa fonte di sofferenza, le ripercussioni possono travalicare la dimensione intima per approdare in ambiti clinici e legali. Affrontare il problema richiede un approccio interdisciplinare, con professionisti della salute e giuristi che collaborino con fine competenza e umanità.

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