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martedì, Ottobre 22, 2024
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La supremazia dell’ignoranza

di Dario Zappalà

Se è vero che l’essere umano è intelligente, ci devono essere in giro molti asintomatici!
Molti s’ispirano a Walt Disney allorché affermava “se puoi sognarlo, puoi farlo”.
L’umanità vuole sempre più brillare di luce propria senza però alimentare il sacro fuoco della conoscenza, brancolando di fatto nel buio della loro anima che pretende d’incendiare il mondo.
Così, presumendo di sfidare e persino contrastare la competenza, non ha altra arma che la cattiveria, spesso degenerante in violenza (a volte non solo verbale) per sentirsi in grado di governare il mondo e quindi assumere il potere decisionale.
Peccato che molti attingano a fonti del sapere tutt’altro che autorevoli poiché ormai negli ultimi venti anni nessuno ha più il tempo di leggere un libro o un articolo scientifico dovendosi applicare diuturnamente alla frivolezza dei social network o tutt’al più attingendo a notizie dal web filtrate dall’atteggiamento mentale di cercare conferme alle idee preconcette, fatto che scientificamente e logicamente costituisce già un bias cognitivo.
Nell’attuale contesto sociale prevale un principio estremizzato di “libertà” che di per sé è un diritto assoluto democraticamente inalienabile ma che tuttavia non può sfociare nell’arbitrarietà delle regole prevaricando il senso civico.
Il filosofo Karl Popper, grande avversatore di ogni forma di totalitarismo e strenuo difensore della democrazia e dell’ideale di libertà, ebbe tuttavia a dichiarare in un famoso aforisma: “la libertà del mio pugno finisce dove inizia il naso del mio prossimo”.
Pertanto, a mio parere, solo quando umilmente cominceremo a comprendere di non godere di libertà assoluta, inizieremo il percorso verso la nostra libertà relativa.
La libertà non può identificarsi con il libero arbitrio che è la capacità di porsi predisponendo la tattica, ma semmai con la capacità di muoversi attivando la strategia cui attribuisco un valore verticale, contrariamente alla tattica che considero orizzontale, con ciò intendendo che occorre coltivare la fede non solo verso Dio ma anche verso qualsiasi ideale per poter trascendere il personale interesse per cui si agisce.
Ogni libertà svincolata da questo principio prima o poi diventa perniciosa.
Infatti, gli uomini saggi vivono sempre alla costante ricerca dell’equilibrio tra la libertà e quella “necessità” che collabora all’estensione orizzontale della vita e quindi anche al progresso.
Poiché ciò che differenzia l’umanità dal regno animale è il suo grado di civilizzazione, lo stesso essere umano ricerca nella società il riconoscimento di diritti e servizi che contribuiscono al miglioramento della qualità della vita, accettando implicitamente le regole essenziali che concorrono al mantenimento dello stato di diritto e demandando alla politica il compito di perfezionare le stesse regole attribuendo loro valore universale riconoscendo le esigenze di tutta la società ma senza personalismi.
Pertanto, anche la libertà di manifestare il proprio dissenso rientra nei principi assoluti e inalienabili, come la nostra costituzione sancisce, ma non è tollerabile la unilateralità del beneficio di regole per la civile convivenza con annesse elargizioni di servizi e supporti senza una disciplinata osservanza, quand’anche critica, nei confronti delle norme ed un rispetto verso le istituzioni che le emanano e le tutelano.
Ovviamente, come concetto di democrazia e affinché tutti possano sentirsi partecipi e coinvolti nei principi che governano un popolo, occorre che si configuri uno stato liberale dove ogni singolo individuo risponda alla propria morale ma anche “della” propria morale, nel rispetto di leggi e principi assoluti, e non già uno stato etico, seppure di hegeliana memoria contrapposta all’illuminismo, che pretenda d’imporre la morale stessa non riconoscendolo come diritto naturale.
Poiché tutte queste elucubrazioni filosofiche non sono certo argomento di conversazione sui social network, ecco quindi che l’ignoranza prende sempre più il sopravvento sulla competenza fino a declassarla a rango del temporaneamente utile solo quando giova e solo nel momento in cui serve.

Il dottore Dario Zappalà

 

 

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