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I tesori delle Terre di Polifemo

Il versante ionico del Monte Etna è una terra tanto ricca di elementi di grande interesse ambientale, scientifico e culturale, materiali e immateriali, da renderlo la perfetta ambientazione per costituire un vero e proprio laboratorio sociale di esperienze tanto ambizioso quanto sostenibile, con un alto potere di impulso economico e replicabilità sul territorio, capace di attivare risorse ed energie territoriali attualmente non messe in luce e fatte risaltare come invece meriterebbero, data anche la loro idoneità (e, siamo certi, attitudine) a creare imprenditorialità, ricchezza, benessere, crescita sociale, interscambi, conoscenza e – allo stesso tempo – salvaguardia dei beni più preziosi della Sicilia: ambiente, cultura, arte, storia.

L’area in questione possiede tutte le caratteristiche idonee a garantirne il successo nel settore del turismo (e pertanto il successo imprenditoriale della start-up) in quanto custodisce in sé, ai massimi livelli, gli elementi – valorizzabili mediante una governance appropriata – di maggior valore attrattivo verso molteplici fasce di fruitori.
Questo per due ordini di vantaggi competitivi: le specifiche realtà locali e la rappresentatività delle stesse dell’intero panorama isolano.

Questo territorio, ricco di storia vissuta e intestatario di un ineguagliabile patrimonio di eccellenze naturalistiche, paesaggistiche, scientifiche e culturali, di storia e tradizioni, materiali e immateriali, è anche miniera di miti e di leggende, i Ciclopi, Aci e Galatea, Colapesce (solo per citarne i più noti).
Questi luoghi sono il fantastico scenario in cui avviene l’incontro – celebrato nel Libro IX dell’Odissea da Omero, cantore greco precursore dei cantastorie – tra Ulisse, reduce dalla vittoriosa guerra di Troia, e Polifemo, leggendario gigante con un solo occhio, figlio del dio dei mari, Poseidone, e della ninfa dei mari Toosa.
E proprio in riferimento a quel mitico incontro che si concluse con la sconfitta del crudele Ciclope, e con la nascita dei famosi faraglioni, detti appunto Faraglioni dei Ciclopi, formati da rocce staccate dal vulcano Etna e scagliati dal gigante inferocito verso le navi di Ulisse in fuga, chiameremo l’area di valorizzazione turistica attenzionata dalla Fabrica Culturale Uomo e Natura, “Terre di Polifemo”.

Una storia lunga 400 mila anni
Oggi, nonostante pesanti interventi antropici, “Le Terre di Polifemo” sono ancora intestatarie di un formidabile e inarrivabile patrimonio di elementi di eccellenza di vario genere (naturalistico, paesaggistico, culturale, ambientale, storico, archeologico etc.) che le rendono uniche e che hanno certamente requisiti di notevole attrazione per la fruizione turistica di vario livello (scolastico, ricreativo, culturale, scientifico, congressuale).

Nate in quello che oltre 400 mila anni fa era occupato da un ampio golfo che si estendeva nell’area oggi compresa tra i Monti Peloritani, Nebrodi, Erei ed Iblei, il cosiddetto golfo pre-etneo, le “Terre di Polifemo”, sono principalmente il prodotto di apocalittici stravolgimenti determinati dal gigante Etna sorto dalle profondità marine.

Le pagine della storia della nascita e del divenire delle “Terre di Polifemo” sono scritte nel ricco campionario di siti testimoniali in situ dell’attività eruttiva sottomarina dell’area di Acicastello, Aci Trezza e Ficarazzi (Arcipelago dei Ciclopi, con lave a cuscini (pillows), brecce ialoclastiche (ialoclastiti), basalti colonnari, argille marnose vistosamente affioranti di sedimentazioni sottomarine del Pleistocene medio.
Ancora più numerosi e spettacolari sono le testimonianze della instancabile attività eruttiva subaerea del gigante Etna, primo artefice della configurazione geomorfologica delle Terre di Polifemo.
Dal violento incontro tra i fiumi di lava incandescente del vulcano e le acque del mare Ionio è nata la scogliera lavica dei Ciclopi.
Modellata nel tempo dall’erosione del mare e modificata da nuove colate laviche, la scogliera oggi appare ricca di formazioni e sculture affascinanti, che si possono ammirare affacciandosi dal lungomare: vasche scavate nella roccia, archi, faraglioni, grotte subacquee.
In diversi punti, la presenza di una fitta trama di faglie ha prodotto sulla fascia costiera un reticolo di salti morfologici, incredibili e suggestivi balconi tra montagna e mare di ineguagliabile valore paesaggistico: le Timpe (Timpa di Acireale, di Casal Rosato (Valverde), Guardiola Cantarella (S. Gregorio) della Timpa Leucatia (S. Agata li Battiati-Catania); e un esclusivo campionario di grotte di scorrimento lavico a bassa quota: il complesso speleologico denominato Immacolatelle e Micio Conti a S. Gregorio e la grotta delle Fate a Ficarazzi (Acicastello).
Ed ancora, la fascia pedemontana delle Terre di Polifemo, compresa tra 500 e 700 metri, è resa unica dal magico e unico scenario di una corte di conetti vulcanici avventizi, fra cui: M.te Ilice, M.te Gorna, M.te Cava, M.te Serra, Monterosso.

Questo fantastico e unico patrimonio naturalistico delle Terre di Polifemo è riconosciuto con la istituzione di interventi di tutela attuati attraverso le seguenti forme:
Riserve naturali
• La Timpa di Acireale
• C.sso Immacolatelle e Micio Conti (San Gregorio)
• Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi (Acicastello)

Area Marina Protetta
• AMP Isole Ciclopi di Acicastello

Siti Natura 2000 (SIC)
• fondali di Acicastello (ITA070028, Acicastello)
• Bosco di S. Maria La Stella” (ITA070021, Aci S. Antonio)
• Bosco di Linera” (ITA070022, S. Venerina)
• Bosco Pisano (ITA090022, Aci S. Antonio)
• Gurna (SIC/ZPS ITA070003, Mascali).

In questo contesto vanno anche collocati anche i:
Parchi urbani e suburbani
• Parco Oasi di Cosentini (Santa Venerina)
• Parco Monte Ilice presso Fleri (Sito UNESCO Etna, Zafferana).
• Parco Monte Serra (Viagrande)

Ma, non solo la Natura, anche l’uomo ha contribuito a lasciare nelle aree l’impronta – una volta tanto in senso positivo – della sua presenza.
Oltre agli elementi di grande attrattività naturalistica sopra appena accennati, le Terre di Polifemo vantano anche un ricchissimo patrimonio culturale, frutto dell’instancabile attività delle genti che nei secoli si sono in esso succedute e che annovera notevoli testimonianze di frequentazioni fin dal periodo neolitico e significative presenze nel periodo romano e medievale.
Sono molteplici i reperti che sin dall’antichità, attestano la presenza in quel territorio di attività sociali, economiche e politiche.
Tra le numerose testimonianze culturali, un posto di assoluto rilievo occupa il Parco archeologico della Valle d’Aci con le antiche terme romane di S. Venera al Pozzo risalenti al I° secolo a.C. e l’omonima Chiesa del XIV secolo; da qui, ancora oggi, si dipartono le sorgenti che alimentano i rinomati impianti termali di Acireale (non a caso denominati Terme di Santa Venera).
Il carretto siciliano, i pupi, i manufatti, gli attrezzi e le tradizioni della vita dei contadini e dei pescatori, masserie, palmenti, terrazzamenti tipici, borghi marinari, ed ancora i miti e le leggende, i cantastorie, le edicole votive, l’arte figurativa, le chiese d’arte, i piccoli musei popolari, etc. sono tutti importanti elementi delle radici locali e siciliane che vanno riscoperte, promosse e fruite in maniera partecipata e consapevole, non solo per mantenere viva la memoria delle nostre radici ma anche quale fonte di risorse economiche durature da destinare allo sviluppo sociale ed economico del territorio stesso.
Non meno importante è il patrimonio culturale rappresentato dai beni archeologici diffusi che insistono nelle
“Terre di Polifemo”, rappresentato da ville patronali, masserie, palmenti, edifici storici, chiesette di campagna, collegi, monasteri, manufatti artigianali, le cui diversità stilistiche testimoniano le origini delle genti che si sono succedute in quelle terre.
Oltre a quelli diffusi singolarmente, rappresentano elementi di grande attrazione culturale e turistica i “beni collettivi”, di aggregazione, quali i
 Borghi marinari
che si succedono lungo la costa da sud a nord: da S. Giovanni li Cuti e Ognina a Catania, ad Acicastello e Acitrezza e da Capomulini, a S. M. La Scala, S. Tecla, Pozzillo, Stazzo in territorio di Acireale, a Torre del Grifo a Riposto.
 Borghi agricoli
che popolano la fascia subcostiera-pedemontana e, numerosi, mantengono ancora significative
memorie contadine: S. Venerina, Linera, Pisano, Fleri, Monterosso, Lavinaio, ed ancora Aci S. Antonio, Aci Bonaccorsi, Valverde, S. Gregorio.
Sono questi luoghi celebrati da miti e leggende, ma anche luoghi alla cui identità territoriale si ricollegano i temi della cultura del Verismo, magistralmente espressa ne “I Malavoglia” di G. Verga che si sviluppa nello splendido scenario della costiera dei Ciclopi e ripresi anche nel celebre film di L. Visconti “La terra trema” che ha reso indimenticabili i luoghi delle Aci “tra terra e mare”.
E la struggente Storia di una Capinera di Giovanni Verga che si consuma nella solitudine del Monte Ilice.

In questo contesto non va sottovalutata l’importanza del formidabile tesoro rappresentato dalla cultura popolare e delle tradizioni, e con essi anche l’incredibile patrimonio agroalimentare, che secoli di paziente selezione hanno elevato ad elemento fondamentale della dieta mediterranea, patrimonio di eccellenza rimasto a lungo poco conosciuto e non sempre adeguatamente tutelato, oggi finalmente è oggetto di generale rivalutazione e apprezzamento.
Questa tendenza è testimoniata dal fatto che in questi ultimi anni il ruolo economico del patrimonio agroalimentare tipico, oltre che da un crescente aumento della richiesta di prodotti certificati, viene sempre più esaltato anche da un consistente sviluppo del turismo indirizzato verso circuiti enogastronomici.
A questo proposito, va sottolineato come nel vasto e variegato scenario internazionale dei prodotti
agroalimentari che si sono imposti all’attenzione e al gradimento dei consumatori, quello italiano, e tra questo particolarmente quello siciliano, rappresenta uno dei punti di forza del nostro Paese.
Nel campo agroalimentare infatti, la Sicilia vanta una offerta di specialità di eccellenza altamente competitiva in termini di qualità e di sicurezza alimentare.
Il made in Italy alimentare, al quale la Sicilia dà un contributo fondamentale, rappresenta un punto di forza delle esportazioni nazionali, costituendo oltre il 60% del totale di quelle agroalimentari, per un valore di circa 12,6 miliardi di euro.
La classifica dei prodotti agroalimentari italiani tipici (salumi, formaggi, vini, frutta, antipasti, ecc.) certificati dalla legislazione vigente (D.O.P; I.G.P; S.T.G.; I.G.) assieme ad Emilia-Romagna e Veneto è guidata dalla Sicilia con oltre 50 prodotti.
Va ancora ricordato come la Sicilia figuri anche tra le regine nel settore della Produzione Agroalimentare Tradizionale (PAT) vantando quasi 250 prodotti, riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali su proposta della Regione Siciliana.
Istituita con D.M. n. 350/1999, la categoria dei PAT comprende prodotti le cui metodiche di lavorazione, conservazione, stagionatura sono basate su processi di trasformazione tradizionali, consolidati nel tempo.
Non a caso quest’anno la Sicilia è stata dichiarata Regione Enogastronomica d’Europa.

Vetrina- laboratorio sociale di esperienze
In definitiva, le “Terre di Polifemo” hanno tutti i requisiti per svolgere il ruolo di una vetrina- laboratorio sociale di esperienze dove, con la partecipazione attiva ed il coinvolgimento delle comunità locali, si potrà operare per recuperare e salvaguardare il passato ma soprattutto per progettare un futuro di rilancio e sviluppo duraturo e autosostenente del territorio.
La progettualità di cui alle presenti considerazioni della “Fabrica Culturale Uomo e Natura”, si propone di valorizzare un eccezionale patrimonio materiale e immateriale, per definire processi di sviluppo fondati su criteri di sostenibilità sociale, economica, ambientale e di economia circolare.

Gli elementi, sopra sommariamente descritti ben si prestano per definire e attuare offerte generatrici di reddito, quali l’organizzazione e la vendita di singole attività o pacchetti turistici tematici a carattere culturale e/o ricreativo di grande attrattività.
Questi stessi elementi però vanno riscoperti e portati all’attenzione delle Comunità locali ai fini di una loro tutela e gestione attiva e consapevole.
Debbono divenire anche l’oggetto di attività formative in grado di produrre reddito e, nel contempo, contribuire all’inserimento nel circuito delle attività lavorative anche fasce sociali più fragili e a rischio emarginazione, quali minori disagiati, inoccupati, diversamente abili, donne oggetto di violenza e così via.

Angelo Messina
Fabrica Culturale Uomo e Natura

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